Teatro

SPECIALE TEATRO-FESTIVAL-ITALIA: Super Dobro e Santa Lucia della Bella Speranza

SPECIALE TEATRO-FESTIVAL-ITALIA: Super Dobro e Santa Lucia della Bella Speranza

Super Dobro è una linea di confine, una zona da percorrere, una performance singolare che trascina lo spettatore attraverso tre checkpoint, in un continuo incontro-scontro con una burocrazia militare che impedisce un accesso lineare alla sala, quarta stazione dello spettacolo. Un tragitto che, in chissà quale tempo e luogo, è passaggio, valico fra un territorio ed un altro, fra un “dentro e un fuori, un prima e un dopo”. Ideologicamente l’iter riproduce le difficoltà reali che il gruppo di Taverna Est ha affrontato durante il viaggio che lo ha portato a lavorare un mese in Bosnia, nell’orfanotrofio Egiptian Village, a Mostar, nell’estate del 2006. La compagnia ha vissuto la complessa e disastrata situazione in cui versano gli istituti per ragazzi senza genitori, l’abbandono e l’indigenza in cui sono costrette a vivere quelle giovani e già vessate esistenze. E proprio da questa dura esperienza ha preso le mosse lo spettacolo Santa Lucia della Bella Speranza, che trova la sua definitiva forma teatrale in Argentina, nella provincia di Buenos Aires, dove “altri occhi di altre storie” vanno a comporre i tasselli mancanti di una drammaturgia che vuole puntare i riflettori su una verità troppo spesso dimenticata o, peggio ancora, ignorata. La piéce, a cui si approda una volta vinto l’ostracismo della burocrazia, mette in scena la triste realtà di un brefotrofio bosniaco dove quattro ragazzini vengono accusati di aver dato fuoco alla struttura, in cui continuavano a vivere nonostante fosse ormai in disuso. Tra interrogatori, flashback e un quotidiano fatto di innocenti crudeltà, affiorano le grottesche e tenere identità dei protagonisti. I ragazzi hanno stampata dentro sé la colpa, hanno precedenti tali da far pensare che possano essere stati proprio loro ad appiccare l’incendio… ma con grande probabilità sono innocenti! I talentuosi attori, Giulio Barbato, Claudio Javier Valenzuela Benegas, Beatrice Ciampaglia, Valentina Curatoli, rivestono più ruoli, in un succedersi lesto di dialoghi in cui le voci degli interpreti vengono affiancate sovente da quelle degli strumenti musicali che li accompagnano; il tutto in un clima quasi morboso, dominato dalla presenza di una santa, o divinità pagana, che sembra sempre in procinto di adempiere al suo miracoloso e taciuto compito. L’artificio di utilizzare tavoli metallici che si scompongono e ricompongono dando vita ad oggetti differenti (letti, gabbie, scrivanie, barriere…) che permettono di individuare ambienti diversi, è l’ulteriore intuizione dell’acuta autrice-regista Sara Sole Notarbartolo, che muove i fili di una vicenda complessa e toccante, disegnando con cruda intensità una realtà sbilenca animata da piccole vite sbilenche. Domenico Orsini Teatro Trianon Viviani – Napoli 12 giugno 2009